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Test sulla Vitamina D

Test sulla Vitamina D

Analisi delle variazioni genetiche associate al metabolismo della vitamina D

VITAMINA D

La vitamina D è un pro-ormone liposolubile prodotto a livello della cute per azione dei raggi UVB. L’esposizione solare rappresenta la principale sorgente naturale di vitamina D, tuttavia, essa può essere assunta anche con la dieta. Gli alimenti che contengono Vitamina D sono principalmente i pesci grassi come il salmone, il tonno e lo sgombro, piccole quantità si ritrovano in fegato, formaggio, tuorli d’uovo e funghi. Il principale ruolo della vitamina D è quello di regolare l’assorbimento intestinale di calcio e fosforo, favorendo la normale formazione e mineralizzazione dell’osso ed influenzando quindi il metabolismo scheletrico. Inoltre, la vitamina D è coinvolta nel processo che garantisce una normale contrattilità muscolare nonché interagisce con il sistema immunitario esercitando un effetto immunomodulante. L’azione della vitamina D è mediata dal suo recettore, codificato dal gene VDR, che influenza l’assorbimento della vitamina D a livello intestinale ed ha il suo effetto nei processi metabolici dell’osso. Specifiche varianti nel gene VDR influenzano il metabolismo della vitamina D, numerosi studi hanno messo in evidenza l’associazione di tali polimorfismi con i valori della densità minerale ossea (BMD: bone mineral density), come nel caso di osteoporosi, malattia multifattoriale comune nelle donne in post-menopausa, correlata all’età e caratterizzata da peggioramento della densità minerale ossea, con elevato rischio di fratture ossee (Davis CD 2011). 

La variante VDR rs1544410 provoca il cambiamento di una Adenina (A) in Guanina (G) alterando la funzione del gene e la capacità individuale di assimilare ed utilizzare la vitamina D contenuta negli alimenti, influenzando i processi biologici da essa controllati, come il metabolismo del calcio, la risposta immunitaria ed i valori della densità minerale ossea (BMD: bone mineral density). La presenza dell’allele G è correlata a valori di densità più elevati, indicativi di una struttura ossea più forte ed un migliore impatto di carico, ed un ridotto rischio di osteoporosi, mentre l’allele A, meno frequente nella popolazione, è risultato associato con valori di BMD inferiori probabilmente a causa di un ridotto assorbimento di calcio a livello intestinale (Masi L 2009; Singh M 2013; Jia F 2013; Duman BS 2004). Studi di farmacogenetica hanno dimostrato inoltre che pazienti con genotipo G/G rispondono meglio al trattamento con bifosfonati rispetto quelli con genotipo A/A (Marc J 1999).

Nel caso della variante VDR rs2228570 l’allele C provoca un aumento della attivazione della trascrizione con conseguente livelli adguati di BMD, mentre l’allele T è associato ad una bassa BMD ed un aumentato rischio di fratture soprattutto in donne in postmenopausa (Gennari L 1999; Ferrari SL 1998; Singh M 2013; Tofteng Cl 2002). Un recente studio ha dimostrato inoltre che il polimorfismo condiziona la risposta a farmaci anti-osteoporosi in donne in postmenopausa, in particolare le pazienti portatrici del genotipo T/T sono più responsive all’alendronato rispetto alle pazienti portatrici del genotipo T/C o C/C (Conti 2015).

Anche la variante VDR rs731236 è stata correlata ai livelli di BMD in donne in postmenopausa affette da osteoporosi. In particolare si sono riscontrati livelli elevati di BMD correlati all’allele T e viceversa bassi livelli di BMD e rischio di fratture in portatori dell’allele C (Singh M 2013) (Duman BS 2004). In questo caso alcuni studi suggeriscono che pazienti portatori del genotipo C/C presentano una minore resistenza al trattamento con clodronato rispetto ai pazienti portatori del genotipo T/T (Morrison NA 2005; Mossetti G 2008).